Personaggi Illustri - Comune di Trenta
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Personaggi Illustri
Trenta: patria di figura illustre, distintasi in varie discipline, noto personaggio storico:
Don Antonio Proviero
Nato il 20 dicembre 1872. La sua famiglia era composta da due fratelli Francesco e Gaetano e da quattro sorelle Caterina ins. elementare - Giulia, Mariangela e Marietta, casalinghe.
Trascorsi gli anni della fanciullezza nel suo piccolo paese, i genitori, timorati di Dio lo avviarono agli studi ecclesiastici e lo mandarono dapprima al seminario di Angiona-Tursi e poi a quello di Cosenza, donde, il 29 maggio 1896, ne usciva ordinato sacerdote; ma vi ritornò ben presto, nell’anno successivo, quale insegnante di scienze.
Attaccato alla sua Trenta, ne volle diventare parroco e, vinto brillantemente il concorso canonico, vi ritornò nell’anno 1898. Costruiva, a sue spese, un osservatorio sismico, che vedeva funzionare, a meraviglia nel 1915, pochi giorni dopo il terribile terremoto di Avezzano. L’utilità ed il contributo dl questo osservatorio riconosciuti dallo Stato, dalla Società Sismologica Italiana, dalla Provincia, procurarono all’inventore la nomina a membro della società stessa. Gli fu affidato l’incarico di redigere il Bollettino della «Stazione Sismica di Trenta», nel quale segnava i movimenti sismici dal 1° luglio 1915 al 30 giugno 1940.
Così scriveva nel Bollettino della Società Sismologica Italiana nell’agosto 1938: Volli fondare un modesto osservatorio, che dopo qualche mio sforzo finanziario, ebbi il piacere di veder funzionare nel gennaio del 1915, pochi giorni dopo il terribile terremoto di Avezzano del 13 dello stesso mese. Si spense a Roma serenamente il 7 luglio1959 a 86 anni.
L’orologio senza rotismi di Don A. Proviero
“…Sotto i freschi olmi di S. Maria a Scalzati rileggevo nell’estate del 1903 in un vecchio numero della Rivista di scienze naturali, diretta dal Prof. Pietro Maffi (ora Arcivescovo di Pisa) uno studio sommario sui lavori del Padre Embriaco.
Avevo proprio sotto occhio il disegno schematico d’una suoneria ad ore e a quarti, detta senza rotismi, per orologi da camera. Si trattava d’un congegno mollo semplice ,inventato dal dotto Domenicano; molti pezzi da soli prestavano diverso
servizio ed a paragonare quel sistema di suoneria con un altro in uso specialmente francese o germanico ci si vedea l’economia di due terzi di pezzi per lo meno!
Ma.... se il titolo di quel sistema portava l’appellativo, «senza rotismi» le ruote c’erano purtroppo in quel benedetto orologio, e tanto necessarie che senza di esse la macchina non avrebbe potuto funzionare in alcun modo.
Or questa specie d’illusione che provai non trovando il sistema corrispondente al suo titolo, mi misi nel dilettevole studio di trovarlo davvero un congegno ove le ruote della suoneria fossero interamente escluse.
Non andò molto ed ebbi abbozzato un certo dispositivo che mi dava molta affidanza in teoria; la pratica mi diè anche ragione perché dopo pochi giorni vidi funzionare con piena soddisfazione un modellino in legno che ebbi costruito per le prove. Sentendomi felice in questo primo ed importante risultato, volli fare qualche cosa altra e tolsi un altro pezzo al sistema Embriaco, e poi.... altri ancora; sicché ebbi ridotto al la massima semplicità (a mio parere) quel sistema di suoneria. Il mio dispositivo era però adatto per grossi orologi, quello dell’ Embriaco solo per piccola orologeria.
Non mi restava che utilizzare in via industriale tale ritrovato, e perciò mi rivolsi ad una delle prime fabbriche di tal genere (forse la prima in Italia) quella di Frassoni Giovanni in Rovato Bresciano . che accolse la mia proposta.
Andai la nell’aprile scorso, assistetti alla costruzione del primo modello che rimase di mia prorietà nel campanile della mia Trenta ; si ottenne in seguito
il Brevetto di privativa industriale, che cedetti allo stesso Frassoni, e, benchè si trattasse di piccola cosa, venni nella determinazioni di scrivere il presente opuscolo per dilettare un po’ gli amici, ed anche quel desiderio (sia pure vano) di farmi conoscere quale un mediocre dilettante di meccanica naturale….”
ANTONIO PARR. Proviero
IL SISMOGRAFO
IDEATO DAL SACERDOTE ANTONIO PROVIERO
Introduzione
Non si hanno ancora notizie sicure sulla data nella quale venne costruito il sismografo, ideato dal sacerdote Antonio Proviero, ma si sa che fino al 1940 circa, fu installato anche a Montalto, nel convento di San. Francesco di Paola, dove risiedevano i Missionari Ardorini, e qui fatto funzionare da alcuni chirichetti.
Antonio Proviero era parroco di Trenta, in paesino in provincia di Cosenza, oltre ad essere l’inventore del sismografo aveva ideato anche una suoneria senza rotismi per orologi da torre, e chissà forse ancora qualcos’altro di cui non siamo ancora arrivati a conoscenza.
Di sicuro aveva ancora dei contatti con Don Gaetano Mauro, decano di Montalto e forse proprio per questa amicizia l’oggetto fu installato nel nostro convento.
Giorno per giorno venivano mandati i rilevamenti tellurici presso un centro sismografico a Napoli.
Dal 1940 in poi, per ordine del parroco il sismografo fu trasferito in una chiesa a Luzzi, sempre in provincia di Cosenza.
Il sismografo era stato costruito in modo artigianale. Era stato sistemato in un apposito locale a piano terra nel convento di San. Francesco di Paola, Casa Madre dei Missionari Ardorini, in Montalto Uffugo (CS) , dove vi rimase per un certo periodo di tempo e poi ripreso per ordine dello stesso Proviero.
Esso era composto principalmente da un blocco di cemento e da un rullo.
Descrizione del blocco
Il blocco di cemento era a forma di un cubo, da i le dimensioni di un metro cubo,ingabbiato in una struttura in ferro ad L.
Ai quattro spigoli superiori, vi erano saldati dei ferri a forma di piramide che si congiungevano tutti e quattro al vertice. Nel centro della parte inferiore vi era fissato un braccio, a forma di angolo retto, alla cui estremità vi era un filo di ferro che fungeva da pennino e che poggiava su un rullo sul quale tracciava le oscillazioni. Dalla parte superiore, al vertice dei ferri a piramide, era appeso su un ferro appuntito, situato all’estremità di un braccio fissato alla parete.
Ciò determinava un minimo di attrito, favorendo le oscillazioni.
Descrizione del rullo
Il rullo consisteva in un cilindro di robusto cartone dal diametro ( più o meno ) di quaranta cm.
Un supporto in ferro, fissato a terra, lo sosteneva e lo collocava alla giusta distanza del pennino che tracciava i diagrammi. Ad esso vi era collegato un congegno ad orologeria che lo faceva girare, e completare il giro su se stesso, in 24 ore precise.
Il rullo veniva avvolto da un foglio di carta patinata
bianca, che precedentemente era stato affumicato sulla
fiamma di una candela, in modo da annerirlo totalmente. In tal modo, il pennino del braccio fissato al blocco vi poteva tracciare i diagrammi.
Inoltre, vi era un congegno che, collegato ad un cronometro, un margine del foglio avvolto sul rullo ad ogni minuto, vi tracciava un trattino.
Questo sistema dava la possibilità di determinare l’ora dei .tracciati, iniziando a contare dal momento che si predisponeva il foglio sul rullo, avendoci segnato, a mano, l’ora di inizio e la data.
Operazione di fissaggio
Alla fine delle 24 ore il foglio veniva tolto e si procedeva all’operazione di fissaggio.
Si preparava la stessa soluzione che i falegnami usavano per, la verniciatura a spirito ( un composto di alcool e “gomma lacca”) e il foglio lo si faceva scorrere in questa soluzione! con l’accortezza- di non farlo strisciare al fondo della bacinella, per evitare graffiature.
Poi si metta1a ad asciugare e, una volta asciugato, diveniva come plastificato.
In tal modo lo si rendeva indelebile e pronto per essere osservato, studiato, registrato e spedito a Napoli.
Chiunque può far parte della Storia. Solo un grand'uomo la può “scrivere”
Comune di Trenta
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